SOMMARIO: 1. Impostazione del problema. 2. La questione di legittimità costituzionale in sintesi: il giudice costituzionale di fronte alla ragionevolezza del sistema elettorale. 2.1. Premio di maggioranza ed effetti distorsivi. 2.2. Sistema delle preferenze e composizione delle liste. 3. La richiesta del giudice a quo: una decisione manipolativa “mascherata”. 4. Quale inerzia per il legislatore? Il sistema elettorale tra diritto e politica. 5. Una questione inammissibile per rispetto della discrezionalità legislativa. 5.1. Discrezionalità legislativa e disciplina del premio di maggioranza. 5.2. Discrezionalità legislativa e sistema delle preferenze.
1. Impostazione del problema.
Le cronache più recenti in tema di legge elettorale evidenziano immediatamente un dato alquanto singolare: sebbene i singoli esponenti politici , la dottrina giuspubblicistica , la giurisprudenza costituzionale e perfino il Capo dello Stato abbiano variamente stigmatizzato la sostanziale inadeguatezza della legge 270/2005 – recante modifiche alle norme per l’elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica – nel tentativo di riattivare il circuito partitico-rappresentativo, affinché si adoperasse per un’organica revisione dei suoi meccanismi, fino ad ora, dopo circa otto anni di vigenza e ben tre tornate elettorali , il Parlamento nazionale si è mostrato del tutto incapace di riformare compiutamente la materia.