1. Il finanziamento della politica nel biennio delle riforme
Il 20 febbraio 2014 è stata definitivamente approvata la legge 21 febbraio 2014, n. 13, di conversione del decreto-legge 28 dicembre 2013, n. 149, recante “Abolizione del finanziamento pubblico diretto, disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti e disciplina della contribuzione volontaria e della contribuzione indiretta in loro favore” . Si è compiuto così l’ultimo atto di un percorso iniziato con la legge 6 luglio 2012, n. 96 , attraverso cui si è cercato di pervenire a una progressiva riduzione dei contributi pubblici in favore dei partiti politici, invisi all’opinione pubblica per via dell’enorme ammontare delle somme percepite dai partiti a titolo di rimborso delle spese elettorali , senza alcun rapporto proporzionale rispetto alle spese realmente sostenute , dell’utilizzo sconsiderato che ne è stato fatto e della scarsissima trasparenza con la quale esse sono state gestite. Riduzione e razionalizzazione del finanziamento pubblico ai partiti politici e non, come invocato da parte dell’opinione pubblica, totale abolizione dello stesso, nella convinzione che «il finanziamento diviene intrinsecamente il mezzo, il trait d’union indispensabile per garantire, in un contesto liberal-democratico, non soltanto un pluralismo che consenta a tutti i cittadini di poter partecipare al governo della comunità ma anche la possibilità che la naturale competizione politica possa essere regolata secondo principi e standards normativamente uguali e certi; dunque, trasparenti, misurabili, giustiziabili», come peraltro dimostra l’esperienza di tutti gli altri paesi europei .