SOMMARIO: 1. Premessa. – 2. Le modifiche introdotte dal Trattato di Lisbona in ordine alla composizione e alla formazione del Parlamento europeo e della Commissione. – 3. Le iniziative assunte dal Parlamento europeo e dalla Commissione in favore dell’introduzione dell’elezione indiretta del Presidente della Commissione. – 4. La scelta dei principali partiti politici europei di procedere all’indicazione dei candidati alla Presidenza della Commissione. Verso una nuova procedura di nomina del Presidente della Commissione? – 5. Gli effetti della (eventuale) elezione indiretta del Presidente della Commissione. – 6. Osservazioni conclusive.
1. Premessa
Le imminenti elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo che si svolgeranno dal 22 al 25 maggio prossimi saranno le prime indette dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona: troveranno pertanto attuazione una serie di innovazioni istituzionali introdotte con la revisione dei Trattati che sono destinate ad incidere sulla formazione del Parlamento e della Commissione europea. Il cambiamento più rilevante, tuttavia, risiede nella decisione delle principali famiglie politiche europee di procedere, già durante la campagna elettorale, all’indicazione dei rispettivi candidati alla guida della Commissione, e nella conseguente possibilità per i cittadini europei di esprimere per la prima volta con il loro voto le proprie preferenze per tali candidature. Una novità che, come vedremo, solo indirettamente è possibile ricollegare alla riforma di Lisbona, ma che si fonda essenzialmente su una serie di iniziative adottate dal Parlamento e dalla Commissione e recepite dai partiti europei.
La scelta di inaugurare questa nuova prassi mira ad aumentare la legittimità del Presidente della Commissione e a rafforzare la sua responsabilità politica nei confronti del Parlamento e dell’elettorato europeo, favorendo in ultima analisi una maggiore legittimazione democratica dell’intero processo di integrazione . Si tratta in pratica di avvicinare le istituzioni ai cittadini, attribuendo un peso politico più tangibile e diretto al loro voto. Si vorrebbe così ravvivare l’interesse nei confronti delle elezioni al Parlamento europeo, sempre più spesso viste come una sorta di duplicato in tono minore delle elezioni nazionali, ponendo i temi europei (occultati dagli antagonismi politici interni) al centro delle campagne elettorali. È un fatto ampiamente acquisito d’altronde che, nonostante la crescita dei poteri attribuiti all’organo democratico dell’Unione, si è registrata una flessione costante nell’affluenza alle urne (dal 66% delle prime elezioni dirette del 1979 – che resta un record nella storia dell’integrazione europea – al 43% dell’ultima tornata del 2009) . In tempi di diffuso antieuropeismo e di generale crisi della politica, questo dato rischia di raggiungere, proprio in occasione della prossima consultazione elettorale, proporzioni ancora più allarmanti. È ormai evidente, infatti, che il Parlamento europeo viene percepito dall’opinione pubblica come un’assemblea distante dalle reali esigenze dei cittadini, in ogni caso non idonea a veicolare la loro voce all’interno degli oscuri processi decisionali europei.