SOMMARIO: 1. La rivendicazione dell’anonimato nel dibattito pubblico in rete 2. Anonimato e tutela del dissenso nell’ordinamento statunitense 3. Anonimato e trasparenza nella vita pubblica nella tradizione degli Stati europei 4. L’anonimato nella Costituzione italiana 5. Anonimato e partecipazione alla vita pubblica 6. Pretesa di rimanere anonimi e regole della democrazia aperta.
1. La rivendicazione dell’anonimato nel dibattito pubblico in rete
Vent’anni dopo la nascita del World Wide Web, non appare ancora esaurito il compito del giurista di individuare punti di equilibrio ragionevoli tra l’esigenza di offrire rimedi effettivi alle violazioni più gravi perpetrate in rete e quella di garantire una tutela della libertà di espressione tendenzialmente analoga a quella del mondo “reale”.
In qualche occasione, infatti, tende a riemergere quella iniziale dicotomia tra apocalittici e fanatici della rete, ovvero tra chi invocava regole draconiane, differenti rispetto a quelle degli altri mezzi di comunicazione, per punire gli autori di illeciti “a mezzo Internet” , e chi invece auspicava la nascita di uno spazio incondizionato di libertà senza regole né padroni, un “mondo a parte” sottratto ad ogni norma che non fosse strettamente tecnica.
Posizioni assai divaricate si manifestano, ad esempio, sulla questione della regolazione delle comunicazioni in forma anonima attraverso la rete, tema già sollevato ai primordi di Internet ma che si pone in modo particolarmente drammatico nell’attuale fase di sviluppo della comunicazione digitale interattiva (c.d. web 2.0).