SOMMARIO: 1. Premessa. Dal rapporto dei saggi del 2006 ai progetti di riforma della Convenzione europea dei diritti umani 2. La riduzione dei margini di tutela nel nome della necessità di deflazionare il carico di lavoro della Corte di Strasburgo 3. Il potenziale sovraccarico della Corte di Strasburgo nel nome del “dialogo tra le corti” 4. Conclusioni. Limiti tecnici e ‘cortocircuiti’ ideologici
1. Premessa. Dal rapporto dei saggi del 2006 ai progetti di riforma della Convenzione europea dei diritti umani
In occasione della riunione dei Capi di Stato e di governo tenutasi a Varsavia il 16 e il 17 maggio 2005, un gruppo di saggi (cd. Group of Wise Person) è stato investito della responsabilità di riflettere sulla sostenibilità di lungo periodo del meccanismo di controllo giudiziario previsto dalla Convenzione europea dei diritti umani. Partendo dall’osservazione empirica secondo cui - a cominciare dal momento dell’introduzione del Protocollo 11 – si è assistito ad una crescita esponenziale del numero di ricorsi individuali alla Corte di Strasburgo, l’idea è stata quella di avviare un percorso di studio finalizzato ad individuare soluzioni tecniche che contribuiscano a risolvere i problemi di ‘intasamento’ di un sistema giudiziario che come è stato autorevolmente affermato appare “vittima del suo proprio successo ”.