Abstract
La figura super partes del Presidente della Repubblica richiama valutazioni intorno alla metafora dell’arbitro rispetto a quella storicamente neutrale del “garante”. Spetta al costituzionalista rifiutare seduzioni “di moda” che possono pregiudicare i doveri di alta neutralità costituzionale del Capo dello Stato, quindi di “ciascun” Presidente che nel settennato deve saper rappresentare dal Quirinale permanenti valori di simbolica sintesi della unità nazionale, essendone egli il diretto custode e rappresentante secondo l’art. 87 della Costituzione.
Atteggiamenti che nel compito del Presidente costantemente richiedono ponderazioni di intervento e di saggio equilibrio istituzionale alla base dei valori formali e sostanziali riconducibili per lettera e spirito alla nostra Carta fondamentale che vive, con l’intento di perseguire davvero le “funzioni” di raccordo e di persuasione proprie dell’ufficio presidenziale, secondo la recente pronuncia della Corte costituzionale che, con la sentenza n. 1/2013, ha ridisegnato e attualizzato la figura e il ruolo del Presidente della Repubblica italiana.