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IL GOVERNO PARLAMENTARE DELLA COSTITUZIONE E LE INNOVAZIONI POSSIBILI

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Nel rileggere la tortuosa traiettoria nei decenni che hanno, volta a volta, impegnato il confronto costituzionale, in termini di virtuale innovazione e riforma del profilo delle istituzioni, come si sa, ci si è mossi dai pioneristici Comitati Riz e Bonifacio, fino alle Bicamerali Bozzi, De Mita-Iotti e D’Alema, con svariate, innumerevoli altre proposte politico-parlamentari, sempre naufragate; mai si è raggiunto un punto finale di equilibrio. Anzi, quasi sempre, molto dirompente si è presentato il distacco talora avvertito fra “letture scientifiche” giuridico-costituzionali della revisione possibile ed esigenze “suggerite in sede politica” e nell’allora avviata discussione di partenza in merito a una c.d. “ingegneria costituzionale”, anche propedeutica alla c.d. “grande riforma”, come ambiti idonei per assecondare programmi e formule del cambiamento, con iniziative di piccola o più profonda manutenzione del sistema. E, va detto, che proprio per la lunghissima evoluzione di tale estenuante percorso, ora parlamentare o politico-istituzionale, ora esclusivamente progettuale o ideale, assai di frequente, le suggestioni del contingente sono affiorate come elementi protagonisti della dialettica in corso, come segnalati punti di frattura della democrazia italiana in crisi. 

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