1. Presupposti della riforma del bicameralismo. Il declino del disegno di legge costituzionale di disapplicazione dell’articolo 138 Cost. in seguito allo sgretolarsi della maggioranza che, al principio della legislatura, sosteneva il Governo Letta, sembra schiudere definitivamente il campo ai propositi di revisione costituzionale del bicameralismo. E’ noto che il dibattito sulla disciplina costituzionale sulle funzioni e sulla composizione Senato della Repubblica non si è mai arrestato sin dalla chiusura dei lavori della Costituente. Eppure, non sempre si distinguono le ragioni attuali e gli impulsi risalenti alla base delle proposte di modifica costituzionale della composizione e delle funzioni del Senato.
Tradizionalmente, le si può convenzionalmente ricondurre a due aree corrispondenti ad altrettante ideologie costituzionali imperanti. La più diffusa e avvertita è quella che, con l’eliminazione del bicameralismo paritetico, vorrebbe operare un correttivo alla forma di governo, così da scaricare dalla legge elettorale l’onere di riprodurre una governabilità omogenea presso le due Camere; di qui un'istintiva soluzione conduce a che non più entrambi i rami del Parlamento siano chiamati ad accordare e revocare la fiducia. Peraltro, sia accennato per inciso, così operando, non si sbarra, e anzi forse si prepara, la via per una (successiva) modifica dello statuto costituzionale della forma di governo intrisa di suggestioni semipresidenziali o neopremierali.
La seconda prospettiva di riforma del Senato affonda le radici in una modifica del rapporto tra centro ed enti territoriali che dunque guarderebbe al futuro di Palazzo Madama nell’ottica di una Camera delle autonomie, quando non di un‘Assemblea catalizzatrice di istanze federaliste.
Ultimi contributi pubblicati
IL SENATO DELLE CONOSCENZE NEL RAPPORTO CON LE FORMAZIONI SOCIALI DI ALTA CULTURA E DI RAPPRESENTANZA DELLE COMPETENZE E DELLA SCIENZA
- di: Daniele Piccione