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Verso una forma di governo senza contro-poteri?

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Se venissero approvati sia il modello prefigurato dal d.d.l. cost. Renzi-Boschi, sia il d.d.l. elettorale denominato “Italicum”, avremmo come risultato - in conseguenza della diversa composizione delle due Camere, della notevole diversità di attribuzioni e della diversa fonte di legittimazione (popolare l’una, indiretta l’altra) - un “monocameralismo” - dominato dal PD e/o dall’esistente coalizione di partiti - privo di contro-poteri.
Grazie all’Italicum basterebbero infatti all’attuale coalizione di maggioranza 26 senatori oltre ai 340 deputati derivanti dall’Italicum, perché, dopo il terzo scrutinio, essa possa disporre della  maggioranza relativa sufficiente (366 parlamentari) per eleggere anche il Presidente della Repubblica. Date le maggioranze politiche attualmente esistenti nei consigli regionali, ancor più semplice dovrebbe essere, per la maggioranza di governo se non anche per il solo PD, riuscire ad eleggere tutti e i cinque i giudici costituzionali, posto che il “futuro” art. 135 non prevede, diversamente dall’attuale , che essi siano eletti dal Parlamento in seduta comune, di talché basterebbe la  maggioranza relativa per la loro elezione sia alla Camera (tre) che al Senato (due).
La Camera, oltre ad essere titolare esclusiva del rapporto di fiducia col Governo, sarebbe titolare pressoché esclusiva della funzione legislativa in quanto l’esercizio collettivo col Senato è limitato, a seguito di emendamenti votati in commissione, all’approvazione delle sole seguenti leggi: leggi costituzionali ; leggi di attuazione in materia di referendum popolare; leggi di autorizzazione dei (soli) trattati relativi alla partecipazione dell’Italia all’UE; leggi che danno attuazione alla legislazione statale in materia elettorale e di eleggibilità.

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