Il detto «Ne uccide più la penna della spada» è noto. Pochi sanno però che costituisce una variante di un proverbio della Bibbia, nel quale è la lingua ad uccidere più della spada (Siracide, 28). Ma Benjamin Constant, sensibile agli aspetti positivi della stampa per la libertà dei moderni, sottolineava paradossalmente, in un saggio del 1814, la maggiore importanza della libertà di stampa rispetto alla stessa libertà personale, perché senza la libertà di stampa le garanzie della libertà della persona rischierebbero di venir annullate. Di qui la distinzione della libertà di critica dalla libertà di cronaca, ancorché entrambe costituiscano aspetti della libertà costituzionale di manifestazione del pensiero, e quindi i minori limiti che la libertà di critica incontra, nella illustrazione dei fatti, rispetto alla cronaca, secondo la giurisprudenza.
Invece, sulla gravità dei pregiudizi che l’esercizio scorretto della libertà di cronaca può arrecare all’onore delle persone, con effetti irrimediabili sulla vita di relazione, sembrerebbero non aver sufficientemente meditato gli autorevoli rappresentanti dell’OCSE, del Consiglio d’Europa e dell’ONU che, in una lettera pubblicata sul Corriere della sera l’8 giugno, hanno tra l’altro denunciato che il progetto di legge in materia di stampa, attualmente in discussione dinanzi al Senato, non depenalizzerebbe completamente la diffamazione.